La ricerca artistica sulla Fotografia e attraverso la Fotografia condotta da Alessandra Calò affronta questioni relative a diversi ambiti socio-culturali e storici ma tutti accomunati e riconducibili al tema generale della sua produzione artistica, quello della Memoria.
Ricerca sulla Fotografia perché Alessandra ama sperimentare padroneggiando sia le tecniche fotografiche di produzione pura che le nuove possibilità offerte dalla post-produzione digitale; ne deriva così un avvincente e continua ricerca su cosa sia la Fotografia, le forme che questa può assumere e quale sia la cifra del suo valore all’interno del più esteso concetto di Arte.
Ricerca attraverso la Fotografia perché in quanto Strumento, la tecnica fotografica, le permette di dare forma a quei contenuti oggetto di indagine e le consente di tradurre in immagini quelle idee che attendono di essere espresse.
Tutta la produzione dell’artista è rivolta al tema della Memoria, concetto primigenio dell’arte fotografica.
Prima di tutto infatti la Fotografia è Memoria, è concretizzazione visiva della Memoria; e Memoria è Passato; un tempo vissuto, dissolto ma che fa parte della nostra vita ed esperienza.
Individuale o collettiva la Memoria fa sì che il passato “non passi” ma venga recuperato e resti cristallizzato nel presente e nel futuro (almeno fino a quando ci sarà Memoria).
Ed ecco quindi il progetto Secret Garden che narra di storie ed esistenze di un’epoca passata che la mano e la mente di Alessandra recuperano ed attualizzano; “Vite senza fine” nel quale viene analizzato il problema del lavoro attraverso “ritratti spiritualizzati” di lavoratori di un tempo trascorso; l’emozionante progetto “Incoscienza” che salda e fonde pietra e carne pietrificando il ricordo, aumentando così l’intensità dell’effetto di recupero e persistenza mnemonica.
Tutta la ricerca di Alessandra e i vari progetti che ne fanno parte sono caratterizzati da un profondo senso di labilità, di evanescenza unita a una sovrapposizione e sedimentazione di immagini che contribuiscono a realizzare quel naturalissimo senso di precarietà specifico della Memoria, costantemente in bilico tra ricordo e non ricordo, minacciata perennemente dal pericolo dell’essere cancellata e perduta.
Per questo un po’ le opere di Alessandra Calò sembrano vivere e non voler rassegnarsi alla dimenticanza; simili ad entità, a fantasmi paiono reclamare la volontà di essere sempre presenti in mezzo a noi, supplicare ancora Vita, esistere nel presente, perché nessuno, forse neppure i ricordi, vuole essere condannato all’oblio. (V.P)
Secret Garden
Vite Senza Fine
Incoscienza