Emblematiche, surreali, dark.
Le rappresentazioni del giovane artista, Stefano Bonazzi solcano il labile sentiero del subconscio, calpestandolo a colpi di inquietitudine e mistero: trasudano spruzzi di quotidiano, ma il tutto è avvolto da un alone scuro, apocalittico, irrisolto. La capacita' del fotografo sta nel creare attesa, nel porre quesiti esistenziali al quale egli stesso non sa porre certezze.
L'emblema dell' opera in sè e la sua inequivocabile ambiguità, crea riparo emotivo al soggetto ritratto e a chi lo osserva, ovattandolo nel proprio io, nel mondo irreale da lui creato come unico appiglio o via di fuga dall'ordinario, come a dire ti offro il cupo e l'incerto ma il tutto è circoscritto in un unico fotogramma, sei "salvo".
Gli stessi protagonisti, non trapelano nessun tipo di alibi, nessun tratto somatico o espressione del viso, a cui aggrapparsi: spesso mascherati o travestiti incarnano la parte buia dell' individuo, impersonificando un altro io, fittizio e paradossale forse tanto quanto quello che nella vita reale, impregnati di riti e consuetudini la maggior parte di noi è costretto a vivere. (F.G)