L'indagine sulle "ombre" di Maria Giulia Berardi trascina l’osservatore inevitabilmente nel mondo dell'inconscio, rovistando nelle viscere umane a caccia di sentimenti dettati dall'illogico e dall’irrazionale. Il suo sguardo attento e abituato alle casualità, traccia come un pennello forme e luci che pongono interrogativi su se stessa e su ciò che la circonda, soffermandosi non necessariamente sulle possibili risposte che ne possano scaturire, ma esaminando in modo curioso e magico la dualità misteriosa del rapporto “oggetto” del mondo fisico e sua proiezione “ombra”.
Giulia dimostra con i suoi scatti e la sua ricerca di saper impugnare con mente lucida il mezzo fotografico, producendo brillantemente immagini non scontate e prive di preconcetti stabiliti; è quello che si evince e si delinea al meglio osservando lo splendido progetto "H2Onirico", quando l’artista fotografa, prova ad interpretare la realtà tuffandosi, quasi nel vero senso della parola, in un mondo a lei più congeniale, ironico e surreale, una dimensione ovattata, schermata da un senso di protezione derivata dall'elemento acqua e dalle posture rilassate e libere dei soggetti ritratti; una dimensione fluida, dove tutto scorre, fluisce in continuo movimento e mutamento, nella quale non trovano spazio alcuno la fissità, la fossilizzazione e la statica immobilità delle idee e della coscienza.
Certamente vi è la possibilità che i lavori di Giulia Berardi possano restituire all’osservatore un senso di incognita per quanto riguarda la lettura e la decifrazione della propria produzione, al pari di una forte leva che trascina vorticosa verso il basso (l’inconscio, l’interiorità) per poi conseguentemente spingere fulminea e vertiginosa verso l'alto, il sublime, l’iperuranio delle idee: invogliando così lo spettatore ad una ricerca di un' alternativa individuale. (V.P)
OMBRE
H2Onirico