Marco SCONOCCHIA
"Babylon"
"....Si sperimentano emozioni in Babylon e rapporti umani, in assoluta libertà. Si può finire financo per autodistruggersi. Babylon è “Umano, troppo Umano”. E’ pelle, sudore, sangue. Non vi sono angeli, i demoni sono persone umane....."
Babilonia.
Simbolo ancestrale di perdizione e peccato. Città nella quale l’uomo viene
trascinato nella sua rovina da quegli istinti carnali ed edonistici che lo
distolgono dalla “retta via”. Luogo maledetto, disseminato di insidie e impedimenti per l’ anima nel suo ricongiungimento con la divinità.
Babilonia,
scenario “dell’Uomo per l’Uomo”, nel quale soddisfare i propri vizi e voleri
giornalieri, espressi da un ego infinito che guardava e pregava solo sé stesso.
Lo
spettacolare lavoro di Marco Sconocchia racconta l’uomo della Babilonia moderna.
La Babilonia degli anni duemila.
Ci ritroviamo così ad ammirare un progetto
gigantesco, composto da numerose ed ottime fotografie. Un progetto cominciato anni fa e
non ancora terminato.
Fotografia dopo fotografia veniamo con forza
catapultati in un territorio popolato da strani esseri, dalle sembianze umane
spesso stravolte, “imbottiti” di magiche sostanze lasciapassare verso una nuova realtà: un gigantesco Eden dionisiaco.
Babylon
allora si potrebbe definire come “Un
sogno reale di una notte allucinata”, rischiarata da colpi di flash stordenti che si
abbattono su corpi affamati di emozioni, inesorabilmente immersi in situazioni
borderline.
Il
tour di Marco Sconocchia, in una Babilonia contemporanea, prende il via al
calar delle tenebre, segnale inequivocabile dell’inizio e della manifestazione
della nuova e attesissima realtà. Così,
simile ad un safari che si snoda per le vie di Londra, il Fotografo vive
empaticamente quegli ambienti e locali saturi di alcool e fumi contagiosi, all’interno
dei quali i protagonisti sono alla costante ricerca e sperimentazione di un effetto,
di una sensazione euforizzante, spesso indotta artificialmente; un qualcosa che
permetta forse di riuscire ad avvertire finalmente quella sensazione di pace
con se stessi, nel profondo del proprio essere. Una percezione cercata e mai
afferrata nell’ordinarietà.
Vissuto
in prima persona e restituitoci in immagini caratterizzate da un crudo
realismo, il Mondo di Babylon seduce con la sua follia, con le sue feste e
spettacoli bizzarri , con i suoi riti di “elevazione” verso altre dimensioni,
con la sua essenza autodistruttiva. Un mondo alternativo, parallelo, con i suoi
lati bui ma espressione di un’umanità
inquieta, che forse ha soltanto bisogno di sentirsi in collegamento piu’
profondo ed intimo con gli altri.
Un’interminabile
festa notturna nella quale lasciarsi andare prima di tornare alla routine e a quella
normalità che ingabbia, che viene avvertita come costrizione e che spesso è una
realtà difficile e spietata nel quale vivere.
Niente
regole, modi di condotta, o formalità da seguire. Non c’è posto per il pensiero
lucido e razionale nè per le soffocanti convenzioni del mondo borghese. Babylon
è forse anche protesta. Una protesta degenerante e rozza ma profondamente
emozionante ed umana. Non esistono “obbiettivi di lavoro” , né carriere da
inseguire. Non esistono appuntamenti programmati ed imprescindibili che
scandiscono la giornata. Si sperimentano emozioni in Babylon e rapporti umani,
in assoluta libertà. Si può finire financo per autodistruggersi. Babylon è
“Umano, troppo Umano”. E’ pelle, sudore, sangue. Non vi sono angeli, i demoni
sono persone umane.
La
Fotografia di Marco Sconocchia ci fa vivere tutto ciò trasportandoci, scatto
dopo scatto, nell’oblio seducente, dove tutto rischia di essere annichilito in
un vortice che tira verso il basso, non verso l’alto. Le stelle sono sopra ma
non si vedono. Lo sguardo è concentrato ben saldo sulla terra. Quello che
interessa è la materia, il corpo, l’odore della vita. (V.P)