Restituire in fotografia le immagini della realtà elaborate attraverso il proprio processo mentale, individuale ed unico.
Quale è la forma del pensiero? E' possibile esteriorizzarla, renderla visibile e condividerla con altri al di fuori di se stessi nel modo più simile e vicino possibile al meccanismo interiore di pensiero?
Una ricerca di alto livello e valore quella condotta da Angelo Zzaven lontana dai territori della semplicità che si spinge ben oltre le "colonne d'Ercole" che ne delimitano i confini; il fotografo infatti si addentra in un mondo dove non vi è certezza alcuna, non vi sono regole stabilite o leggi universali che impongono una qualche sensazione di sicurezza e stabilità. Il mondo interiore forse la dimensione piu sconosciuta e misteriosa in assoluto è regno del possibile, dell' illogico oltrechè dell assurdo.
La fotografia di Angelo Zzaven pare proprio costituita da fotogrammi della propria interiorità, ricordi personali impressi nella memoria e nel profondo che riaffiorano misteriosi in superfice, sogni confusi che ne caratterizzano l'inconscio e derivati direttamente da questo, pensieri che prendono spunto dalla realtà che circonda il fotografo e dal proprio vissuto personale quotidiano; infine pensieri immaginari densi di creatività e fantasia.
Ecco quindi che la fotografia di Angelo Zzaven è quanto più vicino possibile possa esistere alla poesia ed in effetti non è errato affermare che si tratti in vero di poesia visiva in continua creazione ed evoluzione iniziata nel momento in cui la sua meravigliosa ed affascinante ricerca fotografica ha preso il via; un lunghissimo poema interiore tradotto in immagini, un lavoro intimo e personalissimo specchio di se stesso e proiezione della propria individualità ed essenza più autentica. (V.P)
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